Il Testo

Sprofondata, da qualche parte in mezzo alla neve, si trova la “Banca Mondiale dei Semi”, costruita con lo scopo di custodire e difendere almeno un esemplare di ogni semente presente in natura. Si tratta di un patrimonio naturale di oltre 84 mila esemplari, presidiato giorno e notte contro ogni attacco “nemico”. È la Vigilia di Natale di un futuro prossimo e a guardia della base vi sono tre soldati italiani: Il Sergente Maggiore Mario Zoppei, caposquadra latinista, il Soldato Scelto Mario Rossi, giovane irrequieto e il Soldato Giorgio Morello, prolungamento in divisa del suo stesso tablet. Mentre si consuma il loro ultimo giorno di servizio la base viene presa di mira da una coppia di eco-terroriste, Dalila e Patriza, due schegge impazzite tra la neve, determinate a liberare le piante da questa prigione di cemento.
Semi è un ring, un luogo di scontro per fuggitivi dei più dispersi gironi infernali.
Ignavi, ipocriti, violenti e iracondi si sono dati appuntamento in questo posto per porsi alcune, semplici domande: il fine giustifica i mezzi? Chi decreta se il fine giustifica i mezzi? Cos'è il male minore? Esiste un male minore?

Lo Spettacolo

Semi è una “farsa grottesca per maschere”, dove quest’ultime diventano specchio deforme di vizi e difetti del vivere del nuovo millennio. Il rapporto tra figli e genitori, o in generale con l’autorità, i mezzi di comunicazione, la tecnologia che porta all'inverosimile il concetto di infinitamente vicino e infinitamente lontano, di profonda conoscenza ed estrema superficialità. In modo particolare l’attenzione si è focalizzata sui valori dell’Individuo e il modo di sbatterli in faccia al mondo, impugnati dai personaggi come fucili a canne mozze e pronti a sparare a pallettoni verso tutto e tutti.
Questi personaggi, dai tratti caricati e deformi, a metà tra il fumetto e la satira espressionista del ‘900, sono dei piccoli mostri che sgomitano per trovare il loro spazio nella società, così come le antiche maschere della Commedia dell’Arte. Esse esistono ancora, camuffate ma neppure troppo, a rappresentare e parodiare, più o meno velatamente, ognuno di noi.
Un mondo che vive sulla lama di un coltello, tra dramma e ironia, tra dolce e amaro, tra riso e pianto, un microcosmo che si sorregge sul conflitto e sull'irrealizzabile bisogno di stabilire nettamente il bene e il male.

 

«Questo è un giardino dell'Eden ibernato. Un luogo dove la vita può essere mantenuta in eterno, qualsiasi cosa succeda nel mondo»

José Barroso a proposito del Svalbard Global Seed Vault

Prossime date

novembre 2024

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Crediti

con Sara Allevi, Giulio Canestrelli, Anna De Franceschi, Michele Mori, Marco Zoppello e con Matteo Pozzobon
testo e regia di Marco Zoppello
adattamento a cura della compagnia
scenografia Alberto Nonnato
maschere Roberta Bianchini
costumi Lauretta Salvagnin
disegno luci Matteo Pozzobon
habitat sonoro Giovanni Frison
consulenza video Raffaella Rivi
consulenza artistica Davide Giacometti, Nicolò Targhetta
consulenza coreografica Isabella Peghin

produzione Stivalaccio Teatro e Operaestate Festival Veneto
con il sostegno di Teatro della Toscana (progetto studio teatro) e La Corte Ospitale (progetto residenze 2018)
testo finalista al Premio Hystrio Scritture di Scena 2018